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in prima persona, come esperienza con- distributiva o di giustizia derivata dalla
creta della sua vita, a partire dall’incon- legge, ma possibilità di vivere secondo
tro fondamentale con il Risorto sulla via Dio e nella fedeltà a Lui, che si ottiene
di Damasco. Paolo è un “convertito” e solo mediante la fede. L’uomo da solo è
sperimenta la manifestazione e la be- incapace di essere giusto, non è in gra-
nevolenza di Dio che gli si fa prossimo. do di compiere opere che rendono Dio
In tutta la sua riflessione sul mistero di benevolo nei suoi confronti; al contrario,
Cristo, l’apostolo rivive la sua esperienza è Dio a precedere l’uomo nell’amore e
fondante: Cristo sarà sempre, per lui, il a disporre il suo cuore ad implorare per
Risorto, il Kyrios. La vita nuova del bat- fede la grazia, che ci è comunicata per
tezzato è in Cristo e di Cristo. mezzo di Cristo.
Con la chiamata alla fede il cristiano pas-
sa “sotto il dominio dello Spirito”. Ago- 4. Agostino, dottore della grazia
stino diceva: «Interroga il tuo cuore: se Gli anni che vanno dal 411 fino alla mor-
esso è pieno di carità, hai lo Spirito di te furono spesi da Agostino per fermare
Dio» (comm. 1Gv, tr. VIII, 12). Lo Spirito la polemica antipelagiana, che metteva
ci fa vivere nei termini della figliolanza in discussione la necessità della grazia
e della promessa dell’eredità; è un’e- nella vita
sperienza di liberazione, per la quale
noi apparteniamo a Cristo e non più alla
carne. L’uomo giustificato gode del-
la libertà: se siamo figli non siamo
più sotto la schiavitù del pec-
cato né della Legge; ma la
libertà cui ci apre lo Spirito
non si risolve in anarchia,
ma nel servizio dell’amo-
re: siamo liberi per ser-
vire, liberi per amare, di
aderire autenticamente
a Cristo.
Paolo introduce il ter-
mine “giustificazione”,
più specifico di grazia,
per spiegare l’atto con
cui Dio ci rende giusti,
cioè capaci di vivere
nella giustizia. In que-
sto caso “giustizia”
deve essere intesa non
nel senso di giustizia
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