Sorelle carissime, amate con tutto il cuore Dio e poi il prossimo,
perché questo il Signore vuole da noi al di sopra di ogni cosa.
Il motivo essenziale del vostro vivere insieme è di abitare nella stessa casa
nel comune progetto di cercare instacabilmente Dio,
avendo un cuor solo e un’anima sola.
Regola di S. Agostino, 1. 3
Le origini della vita monastica agostiniana sono la storia di un lunghissimo amore. Esso ha incominciato a scrivere la sua vita nel tempo quindici secoli fa, quando le prime vergini agostiniane ornarono per la prima volta la grande Basilica di Ippona, “gioia e corona” del loro Padre e Vescovo Agostino. In realtà le nostre origini si perdono nella misteriosa corrente di eterna tenerezza sgorgata dal cuore di un Dio che è Amore!
Da secoli vive nella Chiesa la vita monastica agostiniana femminile. S. Agostino (354-430) infatti non si limitò ad organizzare la vita monastica maschile, ma sviluppò anche la vita monastica femminile. Lo stato verginale attraeva fortemente le donne della sua epoca e quindi la vita religiosa non tardò a fiorire e a svilupparsi intensamente. Abbiamo notizia del grande Monastero di Ippona di cui fu Superiora la sorella di S. Agostino e nel quale si trovavano anche alcune sue nipoti e cugine. Esse vivevano in grande austerità e a servizio della Chiesa, ma gustiamo il quadretto vivo e cordiale descritto dal P. Van der Meer: "La loro era una condizione particolarmente onorevole e dava loro diritto nella Chiesa a un posto speciale riservato, vicinissimo all’Altare... Erano salutate con rispetto e confidenza dalle giovani e dalle matrone e ricevevano prima di tutti gli altri il bacio della pace. Nei giorni di festa avevano un posto d’onore. È inutile dire che questi posti d’onore non restavano mai vuoti. Le vergini consacrate erano sempre presenti, tutto ciò che era della Chiesa era loro... In quest’epoca i Vescovi erano accolti dai cori delle moniales".
E all’interno del Monastero? Il genio di S. Agostino ha ordinato la vita quotidiana in una Regola che sembra ispirata alle più profonde e vitali esigenze della moderna psicologia, vero capolavoro di discrezione.
La carità regna sovrana nel Monastero agostiniano che accoglie donne provenienti dalle più diverse condizioni sociali, diversamente dotate per doni di natura e di grazia: c’è la schiava affrancata e la senatrice, l’ignorante e la persona colta, la rurale e la raffinata. Ma che importa! Non sono che una sola nell’unico Amore. Ognuna, per così dire, appartiene all’altra. Per questo si chiamano monache (monos vuol dire uno solo), perché formano tutte insieme una sola monaca, un solo essere. Non le divide la diversità dei doni, anzi, nel prodigio dell’unione, ognuna si arricchisce dei beni dell’altra e “dove non c’è invidia, anche la diversità si armonizza”, insegna loro S. Agostino (De Sancta Virg. 29).
Oggi non è diverso da ieri. Identica è nelle anime l’esigenza interiore di pienezza e di comunione, meglio vorremmo dire, esigenza di pienezza nella comunione. Anche oggi la comunità agostiniana offre il calore umano e soprannaturale del suo cuore nell’illuminato ed equilibrato dispiegarsi della sua vita quotidiana. All’interno di essa ognuna ha la sua responsabilità: c’è la Superiora e l’infermiera, la bibliotecaria e la dispensiera, e poi ci sono le sane e le ammalate; compiti, i più diversi, ma unico l’impegno: la carità! "È alla carità soprattutto che si guarda: alla carità si adatta il vitto, alla carità il linguaggio, alla carità il vestire, alla carità l’aspetto” (De moribus Eccles. cath. 33,73).
E S. Agostino che ha dato ai suoi figli quale insegna un cuore, chiedeva che questo fosse l’unico bagaglio di coloro che entravano nei suoi monasteri, e l’unica meta di ogni perfezione: la purezza, la dedizione, il disinteresse di un cuore ardente, disposto a spendersi tutto nella ricerca inesausta di Dio attraverso il Mistero che lo avvolge, per gioire poi del suo possesso nell’esultanza della contemplazione. Pronto però nello stesso tempo a spendersi senza risparmio per i fratelli. Tutto l’ideale monastico agostiniano, del resto, è attraversato da un infiammato slancio mistico e, contemporaneamente, da una profonda, vigile e amorosa devozione alla Chiesa. Già alla morte di Agostino, ci dice Possidio, il suo più fedele biografo, lasciò Monasteri pieni di uomini e di donne ordinati sotto i loro Superiori.
Ogni iniziativa è presa salvaguardando sempre e innanzitutto la vita comune, la preghiera, il silenzio e il cammino di interiorità che caratterizzano lo stile di vita di una comunità agostiniana, secondo i criteri adottati fin dai primi monasteri agostiniani dell’Africa di S. Agostino (norme che valevano anche in tutto il monachesimo orientale) anche per le uscite sia dei monaci che delle monache:
- uscire solo quando è necessario
- uscire con il permesso esplicito del Superiore
- uscire accompagnati da confratelli o consorelle.
Attraverso le vicissitudini dei secoli, i Monasteri Agostiniani si svilupparono nel mondo conservando fedeli la preziosissima Regola del loro Fondatore, né valsero le invasioni e le soppressioni a farli scomparire. In Italia, ad esempio, intorno al 1560 se ne annoverano 125 distribuiti in numerosissime piccole e grandi città. Così pure sempre verso il 1500 numerosi erano i monasteri in Spagna, nel Portogallo, nelle quattro province tedesche dell’Ordine e in altre nazioni. I secoli seguenti, fino ad oggi, videro nelle diverse nazioni ora l’incrementarsi, ora l’illanguidirsi della presenza di Comunità contemplative agostiniane, ma sempre esse vissero e servirono Dio, la Chiesa e gli uomini. Di tanto in tanto hanno mandato bagliori di santità manifestandone la vitalità e la fecondità. Pensiamo a S. Chiara della Croce di Montefalco (1268-1308), a S. Rita da Cascia ( 1456), alla Beata Veronica da Binasco ( 1497), a S. Caterina Emmerich ( 1824). Tutta la vita e tutta la personalità di Agostino, che è passato attraverso una molteplicità di esperienze, hanno fatto di lui un maestro di vita.
Oggi le Monache Agostiniane sono concentrate soprattutto in Spagna ove hanno più di 30 monasteri, in Italia con 24 monasteri e sono presenti in altre nazioni e continenti.
In Italia esse sono riunite nella “Federazione dei Monasteri agostiniani d’Italia”, dedicata alla Madonna del Buon Consiglio della quale tutto l’Ordine è particolarmente devoto. Infatti sia il ramo maschile che il ramo femminile si sono consacrati a lei: il primo nel giorno 10 ottobre 1967, il secondo nel giorno 26 aprile 1973.
Nella legislazione dell’Ordine Agostiniano è detto: “l’Ordine si arricchisce con l’appartenenza ad esso delle sorelle contemplative (Cfr. CC 45). "Esse esercitano in noi l’apostolato, mentre noi, per opera loro, diventiamo più attivamente contemplativi” (CC 45). Queste sorelle, come tutte le donne consacrate, "sono un segno della tenerezza di Dio nei confronti del genere umano (VC 57) e il loro specifico apporto alla vita dell’Ordine, come la presenza di altre Congregazioni con i loro differenti carismi, è insostituibile”.