Tucti noi ci allegriamo e cantiamo Te Deum laudamus!
S. Chiara da Montefalco
La Chiesa del Santuario, costruita nel 1615, molto probabilmente fu progettata dall’architetto perugino Valentino Martelli, il quale fin dal 1603 era stato fatto cittadino onorario di Montefalco. Ma la costruzione si trascinò molto a lungo: soltanto tra il 1641 e il 1643 si riuscì a coprire le volte delle navate, mentre al posto del transetto attuale restava ancora in piedi la chiesa del 1430. Tra il 1663 e il 1670 fu terminata la parte alta delle due facciate e la cupola e quest’ultima fu restaurata nel 1761. La grandiosa costruzione, seppure risenta della carenza di spazio che impedì uno sviluppo più armonico, risulta di una severa classica eleganza, sia nelle pareti esterne scompartite da lesene con capitelli e cornici, sia nell’interno nobile e solenne, basilicale, a tre navate.
Nel braccio destro del transetto, in fondo, l’altare di Santa Chiara (unico residuo della chiesa precedente del 1430), con grandioso prospetto in stucco, ornato di colonne, cornici, fregi decorativi, e da due statue collocate nelle due nicchie laterali, rappresentanti Sant’Agostino e San Girolamo: fatto costruire nel 1600 dal montefalchese Fabio Tempestivi che poi fu arcivescovo di Ragusa (Dubrovuik, in Dalmazia) dal 1602 al 1616, come attestato dalle iscrizioni sugli alti basamenti laterali.
Al centro, dietro un’inferriata, in un’urna di argento massiccio inviata da un donatore incognito a seguito di grazia ricevuta (si pensò ad un principe di casa Farnese) nel 1612 per mezzo del Generale dei Gesuiti, riposa la spoglia incorrotta di Santa Chiara. Ai lati, entro due nicchie con inferriate, aperte nel 1718, sono conservate alcune reliquie della medesima, tra cui la Croce, donatale quando era vivente, dal cardinale Pietro Colonna, un busto in argento dai richiami berniniani, in cui è racchiuso il suo cuore, una croce d’argento con i Misteri della passione di Cristo scoperti nel suo cuore, e i tre calcoli trovati nella sua cistifellea.
Sopra l’urna, I'immagine di Santa Chiara e il ritratto del committente Fabio Tempestivi, opera firmata del pittore ravennate Francesco Longhi, datata 1600. Intorno, nell’intradosso della parete, varie scene della vita della Santa.
Scendendo la navata destra, si vede infissata alla parete la lastra tombale in bronzo del cardinale Matteo Petrucci di Jesi, morto a Montefalco dove era venuto a venerare il corpo di Santa Chiara, nel 1701, e già posto nel pavimento davanti all’altare della Santa. Segue l’altare di San Carlo Borromeo con una tela.
Di fronte, nell’altra navata, altare della Madonna della Cintura, pure con una tela.
Nel braccio sinistro del transetto, invece, grandioso altare barocco in stucco, commissionato da Onofrio de Cuppis con lascito testamentario, ed eseguito nel 1692 dall’insigne scultore milanese Camillo Rusconi, autore di pregevoli opere in varie chiese di Roma. L’opera è firmata e datata. Nel grande ovale centrale è inserita una tela rappresentante la morte di Sant’Onofrio, attribuita al pittore spoletino Francesco Refini.
Allo stesso sembra appartenere la tela sopra la cantoria rappresentante Montefalco glorificata per mezzo di Santa Chiara.
L’altare maggiore è ornato da una grande composizione in legno dorato rappresentante il Trionfo della Croce, attribuita all’intagliatore folignate Tommaso Grampini.
L’elegante ciborio è opera firmata dall’indoratore folignate Cerolamo Pagliarini.
La costruzione di tutto il complesso fu realizzata a seguito di un cospicuo lascito testamentario di don Bernardino Tempestivi del 1680.
Dall’attigua sacrestia, si accede all’antica Cappella di S. Croce.