È un’opera che vale molto e assai eccelente ciò che prescrive l’Apostolo dicendo:
“Siate pronti ad aiutare i vostri fratelli quando hanno bisogno e fate di tutto per essere ospitali” (Rom 12,13).
Un servizio importante, quindi, un grande dono.
S. Agostino, Discorso 179.3.3
All’interno del Monastero esiste un orticello di pochi palmi di terra, ora giardino, incassato fra i fabbricati che lo recingono da tre lati e il muro del Monastero che lo chiude verso la strada. L’unica sua grande apertura è il cielo. È un angolo estremamente poetico nella sua semplicità e povertà, noto come il giardino di Santa Chiara. Immediatamente, pensando all’esperienza di Chiara con il Pellegrino, ci tornano alla mente altri ‘giardini’ e uno in particolare:
Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva... «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
In effetti, dell’ambiente in cui Chiara visse, non resta oggi, oltre alla Cappella di Santa Croce, che questo giardino, devotamente conservato attraverso i secoli.
Si narra che proprio qui Chiara incontrò il Pellegrino - Gesù. Chiara vi si recava spesso: lo coltivava, lo curava e vi lasciava con gioia le sue fatiche, infatti, ripeteva sempre alle sue monache “che l’esercizio fisico fortifica nelle virtù”. Lavorando pregava e invocava.
In questo piccolo e antico angolo vi cresce un albero, sconosciuto fino agli inizi dell’800 in Europa. In primavera si copre di fiori profumati, di un viola chiaro e sfumato, delicatissimo. Da questi fiori poi, a grappolo, maturano delle bacche. I loro semi sono i ben noti “acini” con cui si confezionano da secoli le caratteristiche corone del rosario.
L’albero si chiama Melia Azedarach, ma comunemente chiamato “albero dei paternostri” o “albero di Santa Chiara”, originario dell’Himalaya, diffusosi in India e sino alle regioni del Medio Oriente, ed ora presente anche in Italia. È detto anche "Albero dei Paternostri" perché sin dal Medioevo i suoi semi legnosi e bucati, venivano infilati in numero di 33 (gli anni del Signore) come una corona per la recita del Padre Nostro, prima della devozione del Rosario.
Queste corone facevano parte anche del corredo degli antichi pellegrini, che raggiungevano i luoghi santi. Un’interessante coincidenza, se si pensa che proprio il misterioso Pellegrino lasciò a Chiara il suo bastone, da cui ebbe origine la pianta.
I suoi acini, si trovano già nominati, per via di una guarigione, in una testimonianza dell’antico Processo di Canonizzazione, datata 3 luglio 1319, ma verificatasi nel 1315. Si parla infatti di “un paio di Pater noster”.
Il maggior biografo di S. Chiara dopo Berengario, Giovan Battista Piergili da Bevagna, nella sua vita (1640), così narra della misteriosa storia dell’albero:
“Costumano ancora dare (le monache) alcuni granelli piccioli, che sono frutto d’un albero chiamato sicomoro; il quale albero come attesta la comune tradizione, nacque da un secco bastone d’un Pellegrino, che dopo haver un giorno discorso alla lunga con la Beata, nel partir che fece, lasciolle il suo bastone; e la Beata Chiara havendolo preso, incontinente lo piantò nell’horto, che miracolosamente germogliando, produsse e produce fino ai giorni nostri simili granelli. Tengo, che questo Peregrino fusse l’istesso Cristo, che in tal forma si lasciasse veder alla Beata Chiara”.
Questa antica presenza della Melia Azedarach nel giardino è un dono prezioso di Chiara; avvalorato ancor più dal fatto che attraverso il frutto di questo singolare albero si preghi.
La Santa allora ci sprona a camminare e a sostare, a sostare e riprendere il cammino dopo aver rinverdito la vita nel Giardino della Risurrezione.
Canta e cammina! Cosa vuol dire: cammina?
Avanza, avanza nel bene... Se tu progredisci, cammini;
ma devi progredire nel bene, nella retta fede, nella buona condotta.
Canta e cammina! Non uscire di strada, non volgerti indietro, non fermarti!
S. Agostino, Discorso 256,3